Coop La Torre, l’innovazione a sostegno degli allevatori

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La cooperativa si trova a Isola della Scala (Vr). Fondata nel 1966, ospita 7mila bovini da carne all’anno. Ha superato un periodo di crisi grazie alle economie generate dal biogas e dal fotovoltaico

La presentazione alla stampa e agli stakeholder della 27ª edizione della fiera Eurocarne (a Verona assieme a Fieragricola dal 31 gennaio al 3 febbraio 2018) si è svolta qualche settimana fa alla cooperativa zootecnica La Torre di Isola della Scala (Vr). Una location non causale dal momento che La Torre è una delle più importanti cooperative italiane per la produzione di carne bovina.
Realtà storica veronese nella produzione di carne bovina, la cooperativa La Torre ha saputo diversificare e sposare un modello di agricoltura multifunzionale. Oggi è guidata da un giovane allevatore: Riccardo Artegiani, 35 anni, presidente della cooperativa dall’aprile del 2015.

Riccardo Artegiani.

La cooperativa, nata nel 1966, oggi conta 13 allevatori soci, 7mila capi bovini da carne allevati (quasi esclusivamente Charolaise, ma anche Limousine, Aubrac e incroci) e un fatturato di circa 11 milioni di euro.
La sua attività ha subito un periodo di flessione negli ultimi anni, ma recentemente c’è stata una importante ripresa, dovuta, ha detto il presidente, alle economie generate dal biogas e dal fotovoltaico.
«Ultimamente il rilancio della società è passato attraverso l’economia circolare- Economia circolare attuata con la valorizzazione dei reflui zootecnici attraverso il biogas e la produzione di energia rinnovabile, una scelta che ci ha permesso di tornare a investire nell’allevamento di carne bovina. Il biogas, in passato osteggiato in quanto considerato antagonista della zootecnia, ci ha permesso di guardare con fiducia al futuro, la stalla è tornata nuovamente a pieno regime, gli occupati crescono e nuovi giovani lavorano in azienda».
Così la cooperativa La Torre ha puntato sulle energie da fonti rinnovabili, costruendo due impianti da 1 megawatt ciascuno di biogas, alimentato con deiezioni zootecniche e insilati. Installato anche un impianto fotovoltaico da 993 kWp.
«Grazie alle rinnovabili - spiega Artegiani -  abbiamo ridotto i costi di produzione dei foraggi e dell'attività di allevamento, potendo così tornare a investire nelle attività agricole e zootecniche con quell'ottimismo che negli ultimi anni era venuto meno, per i prezzi della carne in alcuni periodi inferiori ai costi di produzione».

Una ripresa aerea della cooperativa. Si notano a sinistra i due impianti biogas e a destra la spaziosità delle superfici che ospitano gli animali.

Altri investimenti 
Sono in corso poi lavori di ristrutturazione delle stalle al fine di creare il massimo benessere per gli animali, attraverso una migliore stabulazione e una migliore ventilazione interna, mediante l’installazione di ventilatori orizzontali.
Recentemente sono stati acquistati tre carri miscelatori semoventi, dotati di sistemi di pesatura in grado di pesare i diversi “ingredienti” della razione alimentare destinata ai bovini e di tracciare il percorso della distribuzione con sistemi gps.
Inoltre è stato acquistato uno spingiforaggio robotizzato che permette, durante tutte le 24 ore, l’avvicinamento della razione ai capi e quindi una disponibilità continua e completa dell’unifeed.

L’allevamento
L’alimentazione del bestiame è per l’80% di provenienza aziendale, coltivati su una superficie di circa 1.000 ettari, dai quali provengono mais, loietto, triticale e soia, destinati sia alla stalla che agli impianti di biogas.
Fin dalla nascita, la cooperativa si distinse per l’introduzione di metodi di allevamento all’avanguardia (furono tra i primi in Italia ad adottare nell’alimentazione l’unifeed) e ricevette la visita tanto di ambasciatori degli Stati Uniti quanto professori universitari o ministri dell’Agricoltura, che desideravano studiare o importare il modello produttivo nei propri paesi. Fra questi, venne anche il ministro della Repubblica Popolare Cinese, attratto dall’elevato numero di capi, concentrati in un unico sito produttivo, come avviene ancora oggi, che dall’organizzazione curata nei minimi dettagli.
I bovini sono acquistati in Francia, principale bacino di approvvigionamento per la zootecnia da carne del nostro Paese. I maschi sono ristallati attorno ai 400 kg e vengono venduti ai macelli quando raggiungono il peso di 700-720 kg. Le femmine invece entrano a La Torre quando pesano 350 kg e sono macellate a 550 kg circa.
«Ancora oggi l’obiettivo principale della cooperativa La Torre – ha concluso Artegiani – è la collocazione remunerativa dei raccolti dei soci. Obiettivo che abbiamo visto essere raggiungibile promuovendo l’ innovazione, che permette di migliorare le performance aziendali e il benessere animale».

Dalla crisi al ritorno a pieno regime
Tempo fa, ha detto Artegiani durante la presentazione di Eurocarne, «la nostra cooperativa iniziò ad avvertire i primi segnali di crisi: per una serie di annate l’attività zootecnica è stata deficitaria, con un calo drastico dei margini. La stalla si è svuotata sino a 3mila capi».
Poi la svolta, grazie alla scelta «della diversificazione nelle agroenergie”, costruendo un impianto fotovoltaico da 993 kWp e due impianti biogas da 1 Mw ciascuno. «Grazie al biogas la stalla è tornata a pieno regime: sono diminuiti i costi di produzione dell’attività zootecnica attraverso la valorizzazione delle deiezioni (da effluenti da smaltire a risorse per la produzione di energia elettrica); abbiamo ridotto i costi di produzione dei foraggi attraverso l’utilizzo del digestato al posto dei concimi chimici».
E così «siamo tornati a investire nell’attività zootecnica: sono in corso i lavori di ristrutturazioni delle stalle e sono in fase di sperimentazione due diverse tipologie di ventilazione per un miglior benessere degli animali. Inoltre recentemente sono stati acquistati tre carri miscelatori semoventi per l’alimentazione dei bovini, un robot per l’avvicinamento automatico della razione alla mangiatoia, un sollevatore telescopico per la movimentazione delle materie prime, un molino per la macinatura della granella di mais».
Artegiani insiste sull’idea di economia circolare: «L’essenza di questo concetto è che in natura i residui non esistono. Nel nostro caso si passa dal mais ai bovini al biogas e da questo di nuovo al mais e così via. Ed è stato in nome di questo concetto che negli ultimi cinque anni abbiamo rivoluzionato il nostro sistema organizzativo. Ora grazie a questo circolo virtuoso possiamo guardare con fiducia al futuro: la stalla non solo è tornata a pieno regime ma è in ampliamento. Gli occupati crescono, nuovi giovani lavorano in azienda. E possiamo pensare di investire ancora nelle attività zootecniche e agricole».

La scheda aziendale
Denominazione: Cooperativa “La Torre”.
Località: Isola della Scala, provincia di Verona.
Numero soci: 13.
Superficie del centro zootecnico: 35 ettari.
Numero bovini presenti: in media 7mila capi all’anno, prevalentemente di razza francese.
Coltivazione di alimenti per i bovini: su circa mille ettari di terreni in conduzione, per la produzione di triticale, loietto, mais e soia.
Fotovoltaico: un impianto da 993 kWp.
Biogas: due impianti da 1 Mw ciascuno.
Fertilizzante organico: prodotte 80mila tonnellate all’anno di fertilizzante organico.

Coop La Torre, l’innovazione a sostegno degli allevatori - Ultima modifica: 2017-10-06T15:24:56+02:00 da Mary Mattiaccio

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