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L’Allevatore dell’anno è la cremonese Lara Balestreri

Entrare in un allevamento da latte che per decenni si è ingrandito e decidere che è il momento di fermarne la crescita. Eliminare novecento materassini per cambiare i connotati della zona di riposo. Abolire il trattamento antibiotico sulle vacche mastitiche.

Anche per gli allevatori essere figli d'arte rappresenta al tempo stesso un vantaggio e un problema. Non si parte da zero e in più si ha alle spalle l'esperienza familiare; d'altra parte bisogna fare i conti con abitudini radicate, giuste o sbagliate che siano.

Ma che dire se, oltre al naturale confronto di idee dovuto alla differenza anagrafica, bisogna misurarsi con un padre che ha creato dal nulla un'attività di successo? Se anche in queste condizioni si dimostra capacità di innovare e di far valere il proprio punto di vista, si merita grande considerazione. O un riconoscimento, come quello di Allevatore dell'anno, che la rivista Informatore Zootecnico attribuisce ogni dodici mesi all'imprenditore che fra i tanti sembra essersi maggiormente distinto per solidità gestionale o spirito innovativo. Ed è così che nel 2012 il titolo di Allevatore dell'anno viene assegnato a Lara Balestreri, imprenditrice zootecnica di Stagno Lombardo (Cr).

La motivazione, in parte, l'abbiamo anticipata. Lara è figlia d'arte e il padre Marcello non è un allevatore qualsiasi: partendo da una stalla di 40 vacche ha creato, nel corso degli anni, un'azienda da ottocento capi in lattazione, con una media produttiva di 34 litri per capo. Meriterebbe il premio di allevatore dell'anno tanto quanto la figlia; se l'Informatore Zootecnico lo ha attribuito a quest'ultima è perché, pur confrontandosi con un genitore di calibro, ha saputo far valere le proprie idee in materia di allevamento e gestione della mandria.

Entrare in un'azienda che per decenni si è ingrandita e decidere che è il momento di fermarne la crescita, prendere 900 materassini e buttarli via per cambiare la zona di riposo, abolire il trattamento antibiotico sulle vacche mastitiche non sono scelte da poco, per una giovane imprenditrice. Eppure Lara ha saputo farle valere, conquistandosi sul campo la fiducia del genitore.

Come se non bastasse, è una delle poche donne che fanno davvero gestione della stalla e non semplice lavoro d'ufficio. Il titolo di Allevatore dell'anno è assolutamente meritato.

Ottocento vacche

L'azienda Balestreri è abbastanza fuori dall'ordinario, per il panorama italiano. Di stalle con ottocento vacche, inutile dirlo, non ce ne sono molte, nel nostro paese. Qualcuno dice che questa dovrà diventare una dimensione, se non media, perlomeno abbastanza comune, se la zootecnia italiana vorrà sopravvivere nei prossimi anni; pertanto conoscere da vicino la stalla della famiglia Balestreri diventa doppiamente interessante.

Cominciamo proprio dai numeri e qui troviamo la prima importante decisione di Lara: fermare la crescita. «Siamo a 700 vacche in mungitura su 830 totali - spiega Lara - ma ne abbiamo avute anche un centinaio in più, in passato. Ora però vorremmo stabilizzarci, perché la capienza dei capannoni è al massimo».

Opinione non del tutto condivisa dal padre, che ha passato la vita ad aumentare costantemente la mandria, ma questo fa appunto parte del salto generazionale cui si faceva cenno prima. «La mia idea - continua Lara - è piuttosto di ridurre parzialmente il numero di vacche, mantenendo invariati i quintali di latte prodotti. In tal modo si abbattono le spese avendo però gli stessi introiti e quindi si migliorano i bilanci dell'azienda. Abbiamo ancora spazi di crescita, in questo senso, lavorando sulla qualità delle vacche presenti in stalla».

Opinione, quest'ultima, condivisa da Marcello: «Negli anni scorsi si doveva crescere, quindi abbiamo tenuto tutti gli animali mediamente accettabili. Ora che siamo a regime possiamo concentrarci sul miglioramento qualitativo. Sfruttiamo la rimonta interna per ripulire la mandria dagli animali problematici e accrescere la produttività media. Non ci restano vacche da vendere, ma in compenso aumentiamo la produttività aziendale». La quale per inciso è già eccellente: 34 litri per capo, una media particolarmente elevata; e per di più non su un centinaio di capi, ma su una mandria di quasi 800 animali.

Assai interessanti anche i valori di grassi e proteine: 3,80 per i primi e 3,40 per le seconde; numeri stabili ormai da anni.

Antibiotici col contagocce

Interessante anche il dato sulle cellule: 250mila, inferiore alla media dello scorso anno, che è stata di 300mila. Un valore, quest'ultimo, determinato soprattutto da un cambio di filosofia nella gestione dei problemi sanitari. «Abbiamo deciso di ridurre al minimo indispensabile l'uso di antibiotici e di curare gli animali mastitici mungendoli quattro volte al giorno. Chiaramente - spiega Lara - questo ha provocato un innalzamento delle cellule, ma per contro abbiamo ridotto fortemente la spesa per antibiotici e soprattutto i problemi al momento di vendere gli animali. Vi sono prodotti, infatti, con periodi di permanenza anche di due mesi e questo è evidentemente un vincolo alla libera vendita delle vacche. Pertanto preferiamo rischiare di perdere qualche animale piuttosto che non essere liberi di gestire la stalla come vogliamo. Del resto avendo, come si diceva, una buona rimonta e necessità di rinnovare la mandria, non è sbagliato eliminare gli animali più a rischio di mastite».

Con queste premesse si capisce che la media di lattazioni per animale non sia eccezionale. «Siamo su valori in linea con quelli nazionali - interviene il padre - ovvero a 2,3 / 2,4 lattazioni circa. Come ha detto mia figlia, perdere qualche animale non è un dramma, nella nostra situazione. Invece cerchiamo di stare attenti a non perdere le primipare, che rappresenterebbero un puro costo per l'azienda. Alla fine, anche se per mia natura preferirei aumentare ancora il numero di capi, penso che la politica di mia figlia sia corretta».

Cuccette: via i materassini

In azienda si trovano diverse stalle, il loro numero è cresciuto di pari passo con la crescita della mandria; nelle stalle più vecchie stanno le asciutte, i vitelli e le manze, in quelle più recenti ci sono le vacche in lattazione. Le stalle di costruzione meno recente sono tradizionali, in muratura o con tettoie e paddock all'aperto. Le ultime edificate, realizzate sette anni fa, hanno tetto alto e lati aperti, riparati soltanto da una rete nelle parti esposte al sole del pomeriggio. «Le abbiamo costruite con l'idea di abbandonare le stalle più datate. Poi, come accade sempre, abbiamo tenuto le vecchie assieme alle nuove e ciò nonostante ci si trovi al limite della capienza», spiegano i due allevatori.

Le pavimentazioni variano al variare delle stalle: abbiamo infatti grigliato, pavimento pieno e anche gomma. «Quest'ultima però ha dato alcuni problemi con il raschiatore». Di passare alla gomma su tutta la superficie, dunque, non se ne parla: «No, per motivi gestionali, principalmente. E in fondo anche economici, perché per fare investimenti è necessario che il prezzo del latte si stabilizzi».

Un elemento comune a tutte le strutture è invece quello delle cuccette, 900 in tutto. In queste erano presenti, fino a qualche anno fa, i classici materassini, mentre ora vi troviamo un misto di paglia e carbonato di calcio. Ed è qui che si colloca la seconda “rivoluzione” introdotta in azienda dall'allevatrice. «Ho preferito togliere i materassini - spiega Lara - per migliorare la sanità della mandria. Paglia e carbonato, mischiati con acqua in proporzione 1:1:2, dovrebbero aumentare il pH della cuccetta e di conseguenza contrastare la presenza batterica. Aggiungiamo la lettiera una volta a settimana, usando il carro miscelatore e stendendola con un rastrello. Ci vuole circa un pomeriggio per far passare tutte le cuccette».

La pratica, iniziata circa un anno fa, sta dando buoni frutti, pur essendo economicamente impegnativa: soprattutto se, come in questo caso, si usa paglia macinata. Ricorda Marcello: «All'inizio ci si spaventa un po', perché bisogna buttare dentro davvero tanta roba, sembra che non basti mai. Con il tempo, però, la lettiera si compatta e il fabbisogno di nuovo materiale si stabilizza».

«In più - interviene la figlia - con questo sistema non si dovrebbe formare la classica buca in cuccetta e le vacche riposano meglio. Però per completare il lavoro dobbiamo mettere dei cordoli tra una cuccetta e l'altra, altrimenti la paglia si ammucchia tra le vacche e si ripresenta il problema della buca».

La mungitura

La routine di mungitura si basa su una sala da 20+20 poste. «Ci siamo organizzati con cinque mungitori: due al lavoro al mattino, due al pomeriggio e uno in turno di riposo. È una soluzione che, come vediamo, li soddisfa, perché fanno 8 ore di lavoro continue e poi hanno il resto della giornata libero».

Un altro test in sala di mungitura riguarda le tettarelle: «Stiamo provando quelle triangolari, più larghe verso il fondo per sollecitare meno la punta del capezzolo. Abbiamo iniziato qualche mese fa e i risultati sembrano interessanti», dice ancora l'allevatrice. E questo, in fondo, è soltanto l'inizio.

L’Allevatore dell’anno è la cremonese Lara Balestreri - Ultima modifica: 2013-04-15T16:15:14+02:00 da nova Agricoltura

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