PIANO DI CONCIMAZIONE

Concimazione: Si possono ridurre i costi ma senza colpi di testa…

L’individuazione del sistema di fertilizzazione anche attraverso prove di campo. L’esperienza di due agricoltori piacentini.
Migliorare la produzione riducendo i
costi: che sia grano, pomodoro o vite,
gli obiettivi della fertilizzazione sono
sempre quelli, anche nell’alta Emilia. Prendiamo
in considerazione due aziende, diverse per
tipo di attività ma accomunate da un’attenta
riflessione nella scelta di tempi e modi della
concimazione. La prima, di pianura, produce
cereali e pomodori (siamo in provincia di Piacenza,
dove questa coltura è particolarmente
sviluppata); la seconda, in zona di media collina,
è interamente dedita alla viticoltura con vinificazione
diretta delle uve.

Cosa porta i due imprenditori a scegliere un sistema
di concimazione piuttosto di un altro?
Lo abbiamo
chiesto, naturalmente, ai diretti interessati.TEST SULLA LUNGA CESSIONE

Cominciamo da Stefano Repetti di Gossolengo
(Pc), che coltiva circa 230 ettari con seminativi
annuali. Storicamente divide la superficie a metà
tra grano (duro e tenero) e pomodori, ma da
un paio d’anni ha aggiunto anche qualche ettaro
di zucche da industria.

La novità del 2012, per quanto lo riguarda, è
una prova di concimazione a lenta cessione sul
pomodoro. «Stiamo sperimentando un nuovo sistema, basato su trivalente con titolo 14-7-17
e
inibitore della nitrificazione. In poche parole, un
lenta cessione che abbiamo distribuito a inizio
aprile, circa un mese prima del trapianto, in dosi
di 900 kg/ha».

Lo scopo del test, come spiega Repetti, è di
vedere se una concimazione di questo tipo riesce
a fare produzione contenendo i costi. «E,
anche, rispettando le direttive in materia di nitrati,
visto che siamo in zona sensibile. Che contenga
i costi è sicuro; bisogna vedere come si
comporterà dal punto di vista produttivo. La
nostra speranza è che sostenga la pianta per un
tempo più lungo rispetto alle concimazioni tradizionali.
Detta così sembra un po’ un terno al
lotto, ma ci auguriamo un risultato positivo».

Quello di Repetti non è però un salto del tutto
senza rete: in caso di problemi, infatti, potrà sempre intervenire con la fertirrigazione. «Facciamo irrigazione a
goccia sul 90% della superficie e naturalmente per il nostro test
abbiamo scelto appezzamenti raggiunti dalla manichetta. In questo
modo potremo correggere eventuali carenze nutrizionali, senza
rischiare di perdere il raccolto». Anche in questa tecnica, però,
l’azienda di Repetti si differenzia parzialmente dallo standard:
«Tendiamo a comprare concimi idrosolubili e a comporre noi il
preparato per la fertirrigazione, per abbattere i costi del concime
liquido, che sono esorbitanti. In questo modo otteniamo anche un
secondo risultato: quello di dare qualche settimana di lavoro in
più alle persone che ci aiutano per il trapianto e la raccolta.
Impegnandole anche nella miscelazione dei prodotti, finiscono
con il fare quasi 6 mesi di campagna e quindi sono invogliate a
lavorare presso di noi. Noi in ogni caso, anche contando la manodopera,
risparmiamo un buon 30% rispetto al costo del concime
liquido».

Anche per i cereali Repetti usa il lenta cessione: «Per prima
cosa non diamo concime in copertura, perché il grano arriva dopo
il pomodoro e dunque il terreno è già ben fertilizzato. In secondo
luogo preferiamo un lenta cessione sia perché ci fa risparmiare
qualche intervento, sia perché assicura un nutrimento regolare
alla pianta, senza picchi né eccessive carenze di azoto. E questo
aiuta anche a ridurre l’allettato, che quest’anno è presente in
diverse aziende, da quanto vedo».

LE RAGIONI DELLE SCELTE

Cerchiamo però di capire in base
a cosa l’azienda di Stefano
Repetti effettua le sue scelte in
materia di fertilizzazione. Per
esempio, cosa ha spinto l’agricoltore
ad allestire la prova sopra
descritta? «Senz’altro il desiderio
di risparmiare sui costi
produttivi, senza per questo rinunciare
alle rese. Purtroppo,
queste prove dovrebbero essere
fatte per mano pubblica, o perlomeno
dai Cap o dalle associazioni
di prodotto. Invece siamo
lasciati da soli. Tanti colleghi fanno test a casa loro, in privato, ma senza organicità e soprattutto
senza aiuti».

Secondo criterio per la stesura del piano di fertilizzazione è
l’esperienza. «Con gli anni si è visto cosa funziona e cosa no e pian
piano abbiamo tarato gli apporti basandoci sulle produzioni pregresse.
Questo ci ha portato a predisporre un piano di concimazione
che ci sembra abbastanza valido. Comunque, la variabile
costi condiziona un po’ tutto: per esempio, ci è capitato di trovare
delle belle occasioni sul mercato e in qualche caso questo ci ha
spinto anche a variare abbondantemente il piano di fertilizzazione».

Non mancano, infine, le analisi del terreno: «Le facciamo a
rotazione su tutti gli appezzamenti, con una turnazione tale da
avere rilevazioni ogni sette o otto anni per ciascun campo. Da
qualche stagione, inoltre, facciamo anche analisi dell’acqua: pH,
conducibilità, grado di salinità. Servono per tarare la concimazione
liquida ed evitare di sprecare soldi. Contenere le spese è, alla
fine, un po’ l’obiettivo primario».

COLLINA: MONO-ELEMENTI
PER RISPARMIARE

Restiamo in provincia di Piacenza ma spostiamoci quasi al confine
con il Parmense. Qui troviamo la società agricola di Claudio
Terzoni
, viticoltore da generazioni. Anche Terzoni, come il collega
di pianura, ha studiato a lungo come migliorare il nutrimento
della pianta. La sua ricetta è un mix di modernità e tradizione.

«Per cominciare – ci spiega –
differenziamo la concimazione
in base alla varietà di uve e alla
loro destinazione. Per questo
motivo – e anche per risparmiare
sui costi – non usiamo trivalenti,
che sono cari e vincolano
nei dosaggi, ma monoelementi
o al massimo bivalenti. Questo
ci permette una maggior libertà
nelle combinazioni di prodotti
da usare: per esempio, certi vitigni
necessitano di magnesio
ma non di rame; invece i vini da
spumante chiedono poco potassio,
perché abbassa l’acidità.
Poi, naturalmente, ci sono principi
generali, sempre validi. Per
esempio, l’importanza della
concimazione di fondo: se si
pensa di risolvere tutto col concime
fogliare, si sbaglia. E per
finire, non dimentichiamo l’organico:
lo stallatico di cavallo,
per chi ha la fortuna di averlo, è
sempre uno dei concimi più
completi che esistono».

Un metodo alternativo per
ottenere nutrimento naturale è
quello di concimare sulla trinciatura:
«Mettendo azoto per
esempio un po’ di urea sull’erba
trinciata, si favorisce la disgregazione
della cellulosa e quindi si trasformano le infestanti in
ammendante. Anche la trinciatura dei sarmenti ha potere fertilizzante,
ma non va fatta troppo spesso per evitare rischi di virosi. A
mio parere, effettuandola ogni tre anni non si corrono pericoli».

Alla base delle scelte di Terzoni ci sono, come si vede, variabili
ben precise. La prima è la varietà di uve da concimare, visto che
ogni vitigno ha le sue carenze. La seconda invece riguarda la
destinazione delle medesime: «Le stesse uve possono richiedere
una fertilizzazione diversa a seconda che siano destinate alla
spumantizzazione o meno» ci
spiega.

Ovviamente conoscere le carenze
di ogni terreno sarebbe
ottimo. «Abbiamo però visto
che i carotaggi servono fino a
un certo punto, perché non sono
indicativi della situazione di
tutto il vigneto, ma soltanto di
una parte di esso. Il telerilevamento
sarebbe la soluzione ideale,
ma non possiamo certo farlo
a livello aziendale. Andrebbe
realizzato su larga scala, come
territorio».

In attesa che la Doc piacentina
si attrezzi, Terzoni usa i metodi
dei nonni: «Un ottimo sistema per sapere cosa c’è nel terreno è
guardare la vegetazione spontanea. Le infestanti, insomma. Per
esempio, se si vede equiseto nel filare vuol dire che in quella zona
c’è una vena d’acqua abbondante e superficiale e quindi possiamo
ipotizzare un effetto dilavamento, soprattutto per elementi come
magnesio, boro e calcio. Pertanto interveniamo sia correggendo la
concimazione in quell’area sia cercando di drenare il terreno».

E così, in attesa delle informazioni che arrivano dal cielo, si
guarda per terra: anche qui si possono trovare indizi importanti...

Concimazione: Si possono ridurre i costi ma senza colpi di testa… - Ultima modifica: 2013-04-03T10:31:45+02:00 da nova Agricoltura

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