Con i bioagrofarmaci la difesa diventa più sostenibile

In questo video presentiamo un insieme di sostanze, organismi e tecniche per ridurre l'impiego di prodotti chimici in campo

Meno input chimici nella difesa delle colture. È uno degli obiettivi del Pan (Piano nazionale per l’uso sostenibile degli agrofarmaci). Un’ambizione possibile solo grazie ai risultati ottenuti dalle ricerche, pubbliche ma soprattutto private, nel settore dei biogrofarmaci (o BCA, biocontrol agents, secondo la dicitura anglosassone).

Cosa sono i bioagrofarmaci
Si tratta di un gruppo eterogeneo di mezzi tecnici che comprende:
• macro-organismi o ausiliari. Insetti predatori o parassitoidi, acari e nematodi. Utilizzati e distribuiti secondo diverse modalità a seconda che si tratti di forme mobili, come ad esempio gli adulti di Orius laevigatus, antocoride predatore utilizzato per il controllo dei tripidi; oppure immobili come ad esempio le pupe di Encarsia formosa, parassitoide degli aleurodidi, incollate in appositi cartellini da cui sfarfallano direttamente nell’ambiente protetto da controllare;
• microrganismi. Batteri come i vari ceppi registrati di Bacillus thuringiensis o Bacillus subtilis oppure funghi come Ampelomyces quisqualis o Coniothyrium minitans, efficaci per competizione o iperparassitismo), o anche virus tra cui il granulovirus attivo contro i lepidotteri;
• sostanze naturali. Composti di estrazione vegetale come oli (efficaci per le loro proprietà fisiche), macinati, estratto o molecole purificate (attivi per proprietà chimiche come ad es. l’azadirachtina), repellenti (Quassia) o che agiscono da elicitori (ed es. gli estratti della Laminaria) in grado di innescare meccanismi di autoprotezione nelle piante;
• semiochimici (cairomoni e feromoni). Sostanze che intervengono nelle interazioni tra insetti, come mediatori della comunicazione inducendo modificazioni di carattere etologico, fisiologico e anche morfologico. I feromoni sono utilizzati per il monitoraggio delle popolazioni degli insetti nocivi, ma anche nelle strategie di confusione sessuale o cattura di massa, anche attraverso tecnologie “Attract & kill”.

L’impatto sulle strategie di difesa
Solo tre anni fa i Bca nel loro insieme rappresentavano una quota del 3,5% del mercato fitosanitario mondiale con un valore complessivo di 1,5 miliardi di dollari. A fine 2015, secondo le stime, avrebbero già superato il 15%, soprattutto in virtù degli investimenti delle multinazionali dell’agrochimica in particolare nel settore dei microrganismi e del peso raggiunto dai prodotti derivati da Bacillus thuringiensis o B.subtilis. Il settore dove vengono più impiegati rimane quello delle orticole in coltura protetta, ma risultano in crescita anche gli impieghi in piano campo, in virtù dei miglioramenti ottenuti sul fronte della maneggevolezza e conservazione, ma anche della messa a punto delle giuste strategie di timing & placement.

I vantaggi
I vantaggi per l’ambiente solo evidenti, quelli per gli utilizzatori risiedono nella flessibilità operativa, ottimizzando i residui alla raccolta, incidendo però anche su consolidate strategie operative. La ricerca assume infatti un ruolo decisivo. Nel caso dell’Ampelomyces quisqualis, ad esempio, le prove effettuate presso l’Università Cattolica di Piacenza hanno consentito di mettere a punto una strategia antioidica che prevede trattamenti in post-vendemmia per contenere le forme svernanti e quindi il potenziale d’inoculo della stagione successiva.
In virtù della riduzione del numero delle registrazioni di prodotti chimici (e dell’immagine positiva presso i consumatori) possono rappresentare la frontiera futura della protezione delle colture, ma richiedono la massima professionalità nel loro utilizzo.

L’esperto: Vittorio Rossi
Professore ordinario di Patologia Vegetale presso la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. È autore di oltre 400 pubblicazioni. La sua attività di ricerca principale riguarda lo studio dei patogeni delle piante, con particolare attenzione agli aspetti biologici, ecologici ed epidemiologici.

Con i bioagrofarmaci la difesa diventa più sostenibile - Ultima modifica: 2016-11-28T09:29:36+01:00 da Simone Martarello

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