Nova in Vigneto, nelle Marche va in scena il futuro della viticoltura

Il 7 giugno a Osimo (AN) quarta edizione di Nova Agricoltura in Vigneto tra i filari dell'azienda vitivinicola Umani Ronchi, con focus su cambiamento climatico, viticoltura di precisione, sostenibilità e resistenze.

Ventotto aziende fornitrici di macchine e tecnologie per la gestione dei vigneti che hanno già aderito, quattro istituzioni coinvolte nell'organizzazione, sei laboratori dedicati all'innovazione, un convegno e una tavola rotonda. Sono i numeri, ancora provvisori, della quarta edizione di Nova Agricoltura in Vigneto che si svolgerà giovedì 7 giugno 2018 tra i filari dell'azienda vitivinicola Umani Ronchi di Osimo (AN). I temi principali che saranno affrontati quest'anno sono il cambiamento climatico, la viticoltura di precisione, la gestione sostenibile dei vigneti e le resistenze alle principali malattie della vite. Quattro focus che aiuteranno viticoltori e tecnici a pensare oggi il vigneto di domani grazie all'innovazione, con l'obiettivo di realizzare una viticoltura che riduca sempre di più l'impatto ambientale e i costi di gestione. La giornata sarà organizzata da Edagricole e Nova Agricoltura con le riviste TerraèVita e VVQ (Vigne, Vini & qualità), in collaborazione con Assam MarcheConsorzio Vini PiceniIMT (Istituto Marchigiano Tutela Vini) e FederUnacoma.

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I filari del vigneto San Lorenzo, dove si svolgerà Nova Agricoltura in Vigneto 2018

L'azienda e i cantieri

Fondata 51 anni fa da Gino Umani Ronchi, oggi l'azienda agricola si estende su oltre 200 ettari tra l'area del Conero (quella dove si svolgerà la giornata in campo), i Castelli di Jesi e l'Abruzzo, per un totale di 185 Km di filari e 12 vigneti. Dal 2015 tutta la superficie vitata è certificata biologica. I cantieri di lavorazione delle macchine saranno allestiti nel vigneto San Lorenzo, dove si alleva Montepulciano su un terreno a medio impasto con un’importante presenza di calcare.
Qui si potranno vedere in azione macchine per la gestione del terreno (sottofila e interfila), per la gestione della chioma, atomizzatori a recupero di prodotto, vendemmiatrici e trattori specializzati per il vigneto. Inoltre, ci sarà una macchina combinata innovativa, composta da un erpice rotante e da una seminatrice, ideale per i sovesci.
Oltre ai costruttori e ai concessionari di macchine, saranno presenti aziende che offrono le soluzioni più avanzate per la nutrizione e la difesa delle piante. Infine, ci sarà una sezione dedicata alla genetica, con barbatelle selezionate resistenti alle malattie che necessitano di minori trattamenti e perciò contribuiscono a ridurre l'impatto ambientale del ciclo colturale e ad aumentare la redditività per gli imprenditori agricoli.

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I laboratori dell'innovazione e il convegno

Durante la mattinata si potrà assistere anche a sei laboratori tematici condotti da esperti e tecnici, durante i quali saranno trattati in modo approfondito altrettanti temi di attualità che hanno a che fare con la viticoltura di oggi e del futuro. Dalla difesa di precisione sfruttando modelli previsionali e sistemi di supporto alle decisioni (DSS), alle pratiche colturali che possono aumentare la longevità dei vigneti, fino alla gestione di sottofila e interfila in ottica biologica - inerbimenti, sovesci e diserbi meccanici – passando dai vitigni autoctoni, alla base della miglior interazione varietà-ambiente, e da quelli resistenti alle malattie. Anche la vendemmia di precisione sarà oggetto di un approfondimento, in considerazione del suo contributo fondamentale alla qualità del prodotto finito. Infine, si potranno apprezzare le potenzialità dell'IoT (Internet of things), con sensori, realtà aumentata e realtà virtuale per mantenere sotto controllo il processo di produzione dal vigneto, alla cantina fino alla tavola dei consumatori.
Nel pomeriggio, dopo il pranzo offerto dagli organizzatori, si svolgerà il convegno dal titolo La precisione nelle piccole cose (che fanno grande la vendemmia). Questi gli interventi e i relatori:

  • Climate change e stress multipli, nuova strategie per la gestione flessibile del vigneto, Alberto Palliotti (Università di Perugia) e Oriana Silvestroni (Università delle Marche);
  • Nuove tecniche di miglioramento genetico per la sostenibilità del vigneto, Michele Morgante (Università di Udine);
  • Il punto sui laboratori in campo
  • Un mercato per bianchi e rossi tipici, Denis Pantini (Nomisma Wine Monitor);

A seguire tavola rotonda sul futuro del settore vitivinicolo marchigiano, tra misure di sostegno e mercato. Interverranno Alberto Mazzoni e Antonio Centocanti dell'Imt, Armando Falcioni e Giorgio Savini del Consorzio Tutela Vini Piceni, Michele Bernetti dell'azienda Umani Ronchi, Moreno Pieroni (Regione Marche).

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Centralina agrometeo che fornisce dati per i sistemi DSS

Guarda il video dell'edizione 2017

Marche, terra di autoctoni e bio

Il futuro del vino secondo i consumatori italiani sarà sempre più green (biologici al 20% come prima risposta, sostenibili al 9%) e autoctono (25%), con trend molto positivi anche per i vini facili e leggeri, adatti a mix (15%) e quelli regionali (14%). A dirlo è un'indagine commissionata dal Consorzio vini piceni a Nomisma Wine Monitor e presentata all'ultima edizione di Vinitaly. E proprio il Piceno è una tra le aree più vocate d’Italia per i vigneti biologici: Ascoli, che detiene il 53% di tutta la vigna biologica marchigiana, ha infatti un’incidenza green sulla vite da vino del 41%, quasi il triplo della media nazionale (15,8%). Nel complesso, con 5mila ettari, le Marche sono al terzo posto tra le regioni d’Italia (con superfici di vite bio superiori ai 2mila ettari).

I vini delle Marche volano in Gdo

Secondo le più recenti rilevazioni la Gdo premia gli autoctoni e in particolare registra l’ascesa dei vini marchigiani, con Pecorino e Passerina che nell'ultimo triennio sono cresciuti rispettivamente del 55% e 92%. È il dato, evidenziato dal Consorzio vini piceni, registrato dall’istituto di ricerca Iri sugli ultimi consumi di vino nella grande distribuzione. Nel 2017 si è registrato un incremento in doppia cifra sia della Passerina (+15%) che del Pecorino (+10,5%) per un posizionamento di tutto rilievo anche sul fronte del prezzo medio, con valori quasi doppi rispetto al complesso dei vini bianchi in Gdo (5,2 e 5,5 euro/litro i prezzi di Passerina e Pecorino, contro la media-bianchi a 3 euro/litro).
Nel 2017 i vitigni che nelle Marche sono anche alla base delle denominazioni Offida Docg, Falerio e Terre di Offida Doc, hanno venduto nella grande distribuzione circa 4,9 milioni di bottiglie per un valore di 19 milioni di euro, registrato soprattutto nelle regioni di Centro-Nord. Una crescita nel triennio difficile da eguagliare, con la Passerina che si conferma nel Lazio (dove sale del 144%), Lombardia (+79%) e Marche (+46%) come principali sbocchi, e con incrementi importanti in Abruzzo/Molise (+125%), Umbria (+101%), Toscana (+94%) ed Emilia Romagna (+74%). E se la Passerina vale in Gdo 7,1 milioni di euro, ancora meglio fa il Pecorino, con vendite per 11,9 milioni di euro e un triennio d’oro soprattutto grazie al Lazio, regione top buyer da 3,7 milioni di euro e una crescita del 68%. Bene anche gli altri mercati tradizionali, con Abruzzo/Molise e Marche a +22% e soprattutto Lombardia che vola a +53%. Il Pecorino piace sempre di più anche in Piemonte (+64%) e Emilia Romagna (+67%). Inoltre, quest'anno si festeggiano i 50 anni del Rosso Piceno, la denominazione più estesa dei vini rossi marchigiani.

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Nova in Vigneto, nelle Marche va in scena il futuro della viticoltura - Ultima modifica: 2018-05-21T11:39:56+02:00 da Simone Martarello

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